Che le soft skills siano fondamentali nel mondo lavorativo di oggi è ormai un dato di fatto. Soprattutto quando si parla di recruiting aziendale, utile per scovare nuovi potenziali talenti da inserire all’interno della nostra organizzazione.
Non a caso, essendo improntate sul lungo periodo, le soft skills permettono di individuare alcune capacità precise di un candidato, prevedendo se quest’ultimo sia in grado di integrarsi facilmente all’interno di un team già formato. Insomma, un’ottima opportunità per immaginarsi verosimilmente il futuro, ottimizzando al meglio ogni dettaglio.
E noi, a proposito di futuro e pianificazione, sappiamo bene quanto sia fondamentale la lungimiranza.
Ma cosa sono davvero le soft skills? E soprattutto, come possono essere individuate durante un colloquio di lavoro?
Ecco a te le risposte a queste domande.
Soft skills: tutto ciò che c’è da sapere
Partiamo subito dall’analisi delle differenze tra hard skills e soft skills.
Le prime, in sostanza, sono le cosiddette competenze accademiche, acquisite durante il proprio percorso di studi, o comunque quello di formazione accademica o esperienziale personale. Per questa loro natura, dunque, le hard skills sono identificabili attraverso documenti esibibili, quali certificati, diplomi e pubblicazioni ecc…
Al contrario, le soft skills risultano essere meno formali e più nascoste, spesso difficili da riconoscere. Parliamo di sfaccettature della personalità del singolo, come ad esempio l’empatia, il carisma, la creatività, l’adattabilità e l’autocontrollo, la propensione alla leadership e via dicendo. Insomma, una serie di unicità e tratti distintivi che nessuna laurea o diploma possono davvero rappresentare. Ed è proprio questo aspetto che rende le soft skills così preziose negli ambiti lavorativi. Soprattutto in contesti aziendali.
Dunque, quali sono i profili su cui puntare durante una fase di recruiting?
Come scovare il candidato giusto? Occhio al profilo atipico
Selezionare la risorsa giusta, al momento giusto, richiede un occhio attento e ben allenato. Molto spesso, tra un colloquio e l’altro, ci si perde a valutare una miriade di personalità, profili e storie differenti. E se da una parte si distinguono i più probabili casi convenzionali, dall’altra spicca invece quello che viene chiamato profilo atipico.
Attenzione. Atipico non equivale a strano, eccentrico o cose simili. Anzi.
I profili atipici sono rappresentati da tutti quei candidati che presentano percorsi alternativi, poco classici: hanno viaggiato molto, si sono messi in gioco, escono dalla propria comfort zone… In poche parole: sono ricchi di preziose soft skills.
Durante un recruiting standard, è molto probabile che queste personalità vengano scartate nella prima shortlist, basata generalmente sulle competenze e gli attestati accademici. Ma in un mondo che cambia come quello attuale, fatto di tecnologie e innovazioni improvvise, è fondamentale saper riconoscere le risorse inclini ad abbracciare il cambiamento. Una predisposizione all’adattamento, questa, che di certo nessun diploma potrebbe certificare.
E così, il profilo atipico potrà sicuramente farsi riconoscere per la sua voglia di fare, la sua curiosità, proattività, volontà e versatilità, portando una ventata d’aria fresca all’intera organizzazione.
Tendenzialmente, i settori che maggiormente ricercano dei candidati di questo tipo sono l’informatica, la ristorazione e la distribuzione, mercati soggetti a processi di digitalizzazione sempre più repentini.
Soft skills: 4 criteri per valutare al meglio il tuo candidato
Per una valutazione ottimale del candidato, ovviamente servono le domande giuste al momento giusto. Ma per farsi un’idea generale, nello specifico, ti puoi servire di alcuni criteri precisi, utili soprattutto per trarre le tue conclusioni finali.
I criteri di cui ti parlo sono 4. Eccoli.
1. Competenze comunicative
Cerca di verificare se il tuo candidato abbia delle valide capacità comunicative: buona eloquenza, buona scrittura o comunque un’ortografica corretta e curata.
2. Predisposizione a prendere l’iniziativa
Quanto sembra meticoloso/a nel suo lavoro? È in grado di riconoscere gli errori commessi e, all’occorrenza, correggerli in maniera adeguata? Per stabilirlo, potresti chiedergli/le come risolverebbe un problema se dovesse lavorare nella tua realtà aziendale.
3. Abilità nell’imparare dai propri errori
È un fattore che richiede più tempo ad emergere. Usa quello che ti serve e valuta, accuratamente, l’umiltà e l’impegno che il candidato mette nelle lavorazioni quotidiane, a partire dalla sua flessibilità e disponibilità. Quando sa imparare dai propri errori?
4. Reputazione
Infine, se hai la possibilità, verifica la sua cerchia di amici o ex colleghi. Non solo. Oltre le hard skills, facilmente reperibili, potresti scovare le soft skills che lui stesso vorrebbe valorizzare spulciando nei posti più indicati. Da dove partire? Ovviamente LinkedIn!
Quali domande potresti porre per scovare le soft skills?
La risposta a questa domanda non è così scontata o automatica. Dopo anni di esperienza, però, ti posso consigliare di partire con alcune domande relative alla psicologia comportamentale. Di cosa parlo? Di tutta quella serie di quesiti che richiamano l’esperienza quotidiana, la vita reale. Sono queste, la maggior parte delle volte, le chiavi che aprono le porte verso l’individuazione delle soft skills del candidato. Il mezzo affidabile per ricostruire un quadro chiaro e dettagliato.
Ecco alcune delle domande strategiche da porre.
- Quando ti capita di commettere un errore, come gestisci e affronti la situazione creatasi?
- Riesci a descrivermi la difficoltà più grande che hai affrontato durante un’esperienza lavorativa? Come ne sei uscito/a?
- Chi è il/la leader migliore con cui hai avuto modo di collaborare? In cosa ti ha ispirato/a? Cosa hai imparato da lui/lei?
- Come affronteresti un problema affiorato tra te e il tuo supervisore? Se ti è già capitato, come l’hai gestita?
- Ti sei mai ritrovato/a a gestire un cliente tossico o particolarmente ostico?
- Parlami di un momento di difficoltà che hai avuto nel lavorare con i colleghi. Come ti sei comportato/a per superarlo?
E tu, come riconosci le soft skills dei tuoi candidati? Come imposti un recruiting aziendale?
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