L’amministrazione di un’azienda non è certo un gioco da ragazzi. Tante variabili, responsabilità, tanti fattori da tenere sempre ben in considerazione. Soprattutto quando il gioco si fa duro, quando la crisi incombe sul mercato di riferimento e le soluzioni sembrano scarseggiare. Ma cosa potrebbe fare un imprenditore per migliorare ed ottimizzare l’organizzazione d’impresa?
Al giorno d’oggi, ogni top manager dovrebbe essere in grado di unire la sua visione lungimirante, fondamentale per lo sviluppo aziendale, con un certo pragmatismo ben strutturato. In questo senso, dovrebbe dunque acquisire una preparazione specifica e dei sistemi aziendali precisi, diretti verso quella direzione. In altre parole, è necessario che sappia guidare un’azienda in qualsiasi condizione, da quella più agiata a quella più avversa. Un po’ come un bravo automobilista è capace di guidare il suo mezzo anche in circostanze sfavorevoli.
Per far questo, però, è chiaro che serva la massima attenzione. Così, se in auto è importante procedere lentamente, preparati a schivare qualsiasi pericolo improvviso, nel mondo aziendale è essenziale ragionare sul medio-lungo termine.
Come? Attraverso una mirata pianificazione aziendale e una costante e corretta gestione delle finanze. Sono queste alcune delle chiavi per migliorare in maniera rilevante l’organizzazione della nostra realtà imprenditoriale.
E mentre da una parte è facile individuare le buone pratiche da seguire ed applicare, dall’altra ne esistono altrettante negative da tenere ben alla larga. A questo proposito, allora, ecco 5 errori che ogni top manager dovrebbe evitare per non danneggiare la sua organizzazione d’impresa.
1. Scegliere la struttura organizzativa sbagliata
La stragrande maggioranza delle PMI italiane possiede un’organizzazione basata su una struttura funzionale che, come abbiamo visto in un altro articolo, prevede la suddivisione del lavoro in reparti specifici. Se però parliamo di un’azienda caratterizzata da una forte flessibilità, questo tipo di struttura potrebbe non essere quella più adatta.
Facciamo un esempio concreto. Una piccola realtà metalmeccanica potrebbe essere gestita adeguatamente con una suddivisione di compiti, dividendo l’azienda in macroaree del tipo: amministrazione, produzione e vendita. Al contrario, una web agency con quest’assetto perderebbe tanto del suo potenziale. In quel caso, dunque, sarebbe consigliato un cambio di organizzazione, magari seguendo la cosiddetta struttura a matrice, nella quale ogni dipendente può lavorare a diversi progetti in contemporanea.
Ma da dove partire per cambiare una struttura organizzativa? Ad esempio, da alcune domande come queste.
- Quanti risorse lavorano quotidianamente?
- Qual è il mio settore e cosa produco?
- Com’è il flusso lavorativo della mia azienda?
- Di quante divisioni o reparti specifici è composta?
- Fornisco uno o più servizi?
2. Concentrarsi solo sui guadagni, anziché prendersi cura dei dipendenti
Se non produci non guadagni. Lo sappiamo bene. Ma è anche vero che concentrarsi solo sul mero guadagno, senza preoccuparsi di tutto il resto, prima o poi farà crollare a picco l’impresa.
Sfruttare i dipendenti, assegnando loro infiniti carichi di lavoro e turni insostenibili, magari potrà anche far guadagnare nell’immediato. Ma a lungo andare, porterà solamente problemi e crisi in tutto l’ambiente aziendale.
Per questo, una cosa è certa. Ogni impresa si deve impegnare a garantire il benessere delle sue risorse umane, esaltandole e valorizzandole per quello che sono: il cuore pulsante dell’organizzazione. Non solo perché esistono delle norme in tutela dei lavoratori, come il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. Ma soprattutto perché fare impresa significa crescere insieme, seguendo valori e obiettivi comuni.
3. Organizzazione d’impresa: non occuparsi del monitoraggio e della verifica dei processi
Come già affermato in altre occasioni, un’ottima pianificazione aziendale si sviluppa su 3 fasi precise:
- La Strategy Generation, nella quale vengono stabilite le direzioni strategiche da intraprendere;
- La Strategy Deployement, nella quale esse vengono declinate su tutti i livelli organizzativi;
- E infine, la Strategy Execution, ovvero la realizzazione del tutto, seguita dalle fasi di monitoraggio e verifica.
Fin qui tutto bene. Se non fosse che la maggior parte delle pianificazioni aziendali s’interrompe alla prima fase, abbandonando totalmente le altre due, molto più importanti per ottenere degli effetti utili e duraturi.
4. Non essere pronti al cambiamento
Diciamocelo chiaramente. Essere convinti che la propria organizzazione attuale possa essere adeguata anche per i prossimi trent’anni è una pura illusione. Questo perché le dinamiche di mercato cambiano, i clienti e i competitor cambiano, così come l’intero mondo. Pensiamo solo alla digitalizzazione e ai suoi rivoluzionari effetti.
Insomma, non ci si può far prendere alla sprovvista dal cambiamento, perché il cambiamento stesso sta alla base della nostra esistenza. Al contrario, bisogna essere in grado di cogliere i microscopici segnali che anticipano una qualsiasi crisi, per poi agire prontamente di conseguenza. Ovvio, non è per nulla facile. Ma scegliere di affidarsi ad un buon consulente di direzione, professionista esperto in queste situazioni, potrebbe essere già il primo passo per dormire sogni tranquilli.
5. Organizzazione d’impresa: non stabilire obiettivi fondamentali quali Mission e Vision
Ritorniamo sempre lì: ragionare sul lungo periodo è fondamentale per il successo di un’azienda. Questo perché l’opportunismo e le tattiche speculative non portano e non porteranno mai da nessuna parte.
Stabilire una visione ideale per il futuro, mettendola in pratica già dal presente, è la strada giusta da percorrere. Più sarà forte la motivazione, l’orgoglio e la volontà di fare, più sarà facile raggiungere gli obiettivi prestabiliti. Tutti insieme.
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