Che ci piaccia o no, e per quanto la tua attività possa macinare succulenti risultati, i mercati cambiano. Le regole del gioco subiscono una trasformazione ed è lì che sopraggiunge il momento in cui devi riconsiderare alcune priorità. Esiste una marea di soluzioni utili per chiunque necessiti di una bella ristrutturazione aziendale, ma in che modo scegliere il percorso giusto per la tua impresa?
In che modo capire se occorre modificare semplicemente il tuo modello di business esistente o è necessario fare lo switch a una struttura completamente diversa?
Ovviamente altre domande sorgono spontanee nella mente sveglia di un imprenditore, il quale comincia a farsi pure due calcoli. I costi di una ristrutturazione supereranno i potenziali benefici?
In quanto tempo sarò capace di finalizzare la ristrutturazione? Di quale e quanto supporto avrò realmente bisogno?
Ora lascia che ti dica una cosa. Una cosa che ho visto succedere all’interno di numerose aziende e che ha stampato un grosso sorriso di vittoria sul viso di centinaia di imprenditori.
Ristrutturazione aziendale: la soluzione vincente
La vera ristrutturazione vincente è quella che conduce alla differenziazione. All’essere percepiti dal mercato stesso come differenti ed unici.
Non risuonano, in voi, potenti e vere queste parole? Fare la differenza, differenziandosi?
Al fine di imprimere ancora meglio in mente questo concetto, ci concentreremo su quali domande deve porsi l’imprenditore prima di ristrutturare l’azienda (e quali mosse non fare).
Dare una rinfrescata allo status quo di una situazione, o nel nostro caso, di una organizzazione, nasce dalla consapevolezza dell’obiettivo che ci si è posto. Significa concentrarsi sui fenomeni aziendali e sulle problematiche complesse di maggior rilievo: debiti a breve, esposizioni nei confronti dei dipendenti, esposizioni fiscali, posizioni bancarie.
Prima di tutto, l’imprenditore deve porsi una domanda sacrosanta: voglio continuare, oppure no?
Voglio interrompere qui l’impresa? Voglio assumermi le responsabilità di non essere stato in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati?
Cari lettori, questo è uno dei dilemmi per troppi degli imprenditori che ho conosciuto.
A questo punto avrebbe senso e sarebbe opportuno che ci si rechi da un professionista esperto, per valutare insieme il da farsi e soprattutto coinvolgere le figure chiave occorrenti al tipo di crisi aziendale in corso.
Cosa fa la maggior parte degli imprenditori?
Agiscono d’impulso, di pancia, senza valutare accuratamente le conseguenze delle proprie azioni; solo quando si trovano con le spalle al muro si rivolgono ad un professionista per chiedere aiuto.
Per quale motivo, quando si sta male fisicamente si corre dal medico per un consulto e si cerca a volte il migliore sulla piazza, ed invece quando a stare male è la nostra creatura imprenditoriale facciamo di nostra testarda iniziativa?
La risposta la si può ricercare all’interno delle emozioni. Anche l’imprenditore spesso agisce in preda ad esse, per paura, per orgoglio, ma anche per incapacità di giudizio o per la sensazione di essere sotto esame.
È evidente quindi che spesso l’antagonista di una sana ristrutturazione aziendale è la mancata chiarezza d’intenti. Ma di questo ne parleremo in maniera più approfondita in un prossimo articolo.
In conclusione, la reale differenziazione risiede nella scelta dell’imprenditore di volere in tempo debito modificare lo stato aziendale.
La metodologia applicativa o le scelte strategiche successive verranno dopo e saranno fondamentali, ma sono metodi che discendono da esperienza tecnica e operativa, e saranno messi in pratica da chi affiancherà l’imprenditore nella ristrutturazione stessa.