Quando per molteplici ragioni l’impresa – assieme ai suoi attori principali e collaboratori – attraversa delle fasi aziendali difficili o intricate, per la mia esperienza sul campo, si verificano quasi sempre questi tre fattori. Quando un cambiamento è necessario?
1) La fuga. Il desiderio di evadere dal problema seduce l’imprenditore;
In prima battuta, quando un problema si fa strada, goccia dopo goccia, nell’ecosistema aziendale moltissimi imprenditori tendono ad ignorarlo. Quando l’azienda però comincia a risentire del suddetto problema, l’imprenditore si accorge che qualcosa sta accadendo.
È qui che, dopo aver lasciato bonariamente che una falla si facesse largo nel nostro piano, ci assale il desiderio di architettare una fuga coi fiocchi.
L’imprenditore non lo vuole veramente, probabilmente comincia a farsi permeare dall’idea che mollare tutto sia la scelta migliore, poiché crede di aver per lungo tempo ignorato un problema divenuto oramai troppo grande per poterlo combattere.
2) La resistenza. Quando l’imprenditore sceglie di non abbandonare la nave.
L’imprenditore – il guidatore aziendale – e il manager, hanno in comune il voler resistere.
Non sopporterebbero l’idea di vivere il resto dei propri giorni con in gola l’amaro sapore della resa.
Questi sono gli imprenditori che scelgono di lottare ad ogni costo, a volte anche in modo ottuso e senza apportare modifiche al proprio ecosistema aziendale, anche quando è fallace, anche quando sarebbe necessario.
Certo, sta a loro capire come, con quali investimenti di energie, ma soprattutto a che prezzo, rimanere a galla, limitando a dovere gli eventuali costi aziendali in eccesso, salvaguardando l’impresa.
3) L’opportunità. Il diamante nel fango, l’acqua nel bel mezzo del deserto.
Qua, ci addentriamo nella strada meno battuta. Quella in cui si fa del problema un’opportunità, il punto di ri-partenza e di inizio per un nuovo ciclo. L’imprenditore è consapevole di essersi impantanato in qualcosa di grosso, capisce di aver bisogno di aiuto.
Non si giudica per questo, è una persona intelligente. Sa bene che è stato in grado di creare un impero grazie alle sue capacità, ed è altrettanto cosciente che se serve un aiuto, la mossa più astuta è chiederlo, per il bene della propria azienda.
Troppi imprenditori, oggi, optano per la prima soluzione, e, senza nemmeno rendersene conto, abbandonano le speranze ancor prima di provare a battersi per la loro causa.
Molti altri invece prendono il toro per le corna e lottano con le unghie e con i denti, come nella seconda soluzione. Solo pochissimi scelgono la terza via. È qui che subentra in aiuto, per la corretta gestione del controllo aziendale, la figura del consulente di direzione.
In che modo si può aiutare l’imprenditore a superare le prime due fasi?
Scelte affrettate. Difficoltà sottostimate. Decisioni sbagliate. Tempo perso o addirittura sprecato. Come e quando allora intervenire? E soprattutto come? Precedendo e anticipando l’evolversi della problematica del fenomeno negativo aziendale.
Effettuando checkup progressivi e pedissequi, spiegando ai guidatori aziendali che non c’è nulla di male nel dover effettuare un’analisi aziendale alla propria creatura anche laddove si creda che tutto vada per il verso giusto.